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FAI IL GIOCO GIUSTO?

Uno spunto di vita quotidiana

Settimana scorsa ho chiesto ai genitori di A., una bambina di 3 anni e mezzo con ritardo di linguaggio, di portarmi i suoi giocattoli preferiti. 

A. è una bambina bilingue simultanea (esposta a italiano e arabo da quando è nata) e vive con i genitori e un fratellino più piccolo, in un contesto sociale e culturale prevalentemente arabo. Nonostante le difficoltà dei genitori a comprendere l’italiano, siamo riusciti a impostare un lavoro di arricchimento del vocabolario e ampliamento della struttura frasale, accanto a un percorso di rete con le maestre della scuola dell’infanzia.

Tuttavia percepivo ancora la mia difficoltà a conoscere le routines della famiglia, le modalità di interazione e di gioco dei genitori, il rapporto con il fratellino o più semplicemente non riuscivo ad avere la risposta alla domanda: “Cosa fa A. quando non è a scuola?”.

Mi sono resa conto che quando ci sono difficoltà a farsi comprendere in italiano o a capire certe dinamiche familiari, la cosa migliore, se possibile, è iniziare da qualcosa di concreto e di facile comprensione. Partiamo quindi da con che cosa gioca la bambina a casa e se i giocattoli che usa sono adatti all’età e soprattutto al profilo di sviluppo, ossia se sono dei giochi che possono aiutarla a crescere, conoscere nuove parole, imparare nuove abilità o funzioni oppure se sono giocattoli con caratteristiche sicuramente interessanti per un bambino (come la sonorità o le luci) ma inadatti per brevità, scarsa condivisione, inutilizzo della comunicazione o delle parole con un interlocutore. 

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