
Se mostri difficoltà a tradurre il pensiero in parole e le parole in pensiero, dopo una lesione cerebrale importante, forse stai manifestando i primi sintomi dell’afasia. Cosa significa questa parola?
Dalle “Linee Guida sulla gestione logopedica del paziente afasico adulto”, con il termine afasia si intende un disturbo acquisito delle abilità linguistiche e comunicative, conseguente a una lesione cerebrale implicata nella codifica o decodifica di messaggi verbali.
In altre parole, un soggetto che presenta afasia può mostrare difficoltà a parlare o a capire, in maniera differente in base al tipo di danno.
Tra le cause all'origine del disturbo le più frequenti sono l’ictus cerebrale, il trauma cranio-encefalico e la neoplasia cerebrale.
L’afasia può manifestarsi con un’estrema variabilità: alcuni soggetti non riescono a trovare le parole giuste, altri scambiano parole simili, altri sembrano inventarsi delle parole, altri ancora creano frasi incomplete o piene di ripetizioni.
Per maggiore chiarezza si possono distinguere due tipi di afasia: fluente (frase composta da più di quattro parole con intonazione) e non fluente (frase composta fino a tre parole senza intonazione). All’interno di ciascuna categoria la comprensione verbale può essere conservata oppure no.
Il maggior recupero spontaneo avviene nel corso dei primi tre-sei mesi dopo l’insorgenza dell’afasia, periodo durante il quale è indicata una prima valutazione logopedica del paziente.
Il logopedista, durante il percorso di valutazione, utilizza nel modo più opportuno i seguenti strumenti: colloquio, osservazione ed esami strumentali e/o standardizzati.
Dopo una completa raccolta anamnestica della storia del paziente, il logopedista fa un colloquio con i familiari finalizzato a indagare le modalità comunicative del soggetto e compie un’osservazione diretta del comportamento spontaneo e dello scambio comunicativo del paziente.